Gli aghi d'oro
Michael McDowell
Gli “Aghi d’oro” confonde e disorienta continuamente. Pagina dopo pagina si viene investiti da così tante emozioni che, se un momento prima ci si commuoveva per le sciagure capitate a qualcuno, nell’altra pagina tutto cambia e ci si ritrova a gioire delle disgrazie del personaggio successivo. Ogni dispetto raccontato rende difficile una presa di posizione, perché il bene e il male camminano a braccetto nel quartiere newyorkese chiamato “il triangolo nero”, per poi spostarsi e danzare allegramente poco più il la, nei quartieri residenziali di Gramercy Park e Washington Square. Questi diavoli cantano nenie ammalianti e urlano agghiaccianti colpi di scena. Michael McDowell è stato un genio della letteratura horror nato il 1 giugno del 1950 a Enterprise nello stato dell’Alabama, città famosa per la produzione del cotone. Appassionato di piccoli racconti horror, si laurea ad Harvard e consegue un dottorato di ricerca a Brandeis, cittadina poco distante da Boston.
Noto collezionista di oggetti macabri (come targhe per le bare, fotografie di cadaveri, spilloni acuminati e taglierini di ogni specie) pubblica 19 romanzi, alcuni dei quali con pseudonimi vari riuscendo a diversificare il carattere letterario senza mai deludere i suoi più accaniti lettori. McDowell quindi, è un autore poliedrico, eccellente sceneggiatore che ci ha regalato serie tv come “Alfred Hitchcock presenta” e “Racconti dal lato oscuro”, tanto per citarne qualcuno.
Pubblicato per la prima volta nel 1980, questo romanzo, ci racconta ancora una volta quanto l’autore sia devoto a questo tipo di vicende. Infatti, la casa editrice Neri Pozza, dopo aver pubblicato la saga “Blackwaters” ci regala, appunto, “Gli aghi d’oro” romanzo che, ancora una volta, mette in primo piano la famiglia. Se “Blackwaters” era tutta al femminile qui il patriarcato lotta, sebbene per motivi differenti, con il matriarcato che ha come capostipite una donna costretta a donarsi alla malavita. Ed proprio da questo particolare che si dipana la storia. Una vicenda che sa trattare temi che ancor oggi, nel 2024, sono scottanti come la corruzione, la discriminazione razziale o la prostituzione.
Le protagoniste di questo romanzo sono due famiglie: la prima è quella del giudice James Stallworth mentre la seconda è quella della mamma tedesca Lena Shanks. I dissapori tra le due famiglie iniziano quando il giudice Stallworth emette, molti anni prima dei fatti che occupano la gran parte del libro, una sentenza di condanna.
Scocca la mezzanotte del 31 dicembre e il 1882 fa il suo ingresso anche nella casa del Giudice Stallworth dove quest’ultimo, tra un brindisi e l’altro, convince il figlio e il genero a far partire una vera e propria battaglia purificatrice contro il triangolo nero; quartiere di vizi e prostituzione ma sopratutto quartier generale di “Black” Lena Shanks, abile ricettatrice e regina incontrastata di tutte le ladre del quartiere.
Tra sanguinose vicende, lotte di potere e vendette crudeli, tutte le storie si concatenano stimolando curiosità. Ogni accadimento nasce e si propaga come un gas letale; pagina dopo pagina ogni cosa è un elemento avvincente capace di arricchirsi anche grazie ai particolari dosati con abile dovizia.
James, Edward, Duncan, Marian, Lena, Daisy, Louisa… Maggie! Sono alcuni dei personaggi che amerete o che odierete a seconda di dove vi troverete nella storia. Ma sono anche coloro che popolano i luoghi di una New York descritta come divisa a metà. La parte pulita, onesta, ligia ai doveri sociali e religiosi e l’altra, quella oscura e perversa che merita d’essere spazzata via. Entrambe, però, comunque capaci di amalgamarsi. Sarà forse perché l’anima delle due metà non è così tanto diversa?
Gli “Aghi d’oro” è un libro che non può essere assaggiato. L’unico modo per digerirlo è divorarlo, perché la sua vera potenza sta nel fatto che è lui stesso a indurre il lettore a non smettere di leggere.
Buona lettura!