Luca Ongaro

Una brutta strada 

per il commissario Campani


Nel 1960 la colonia Eritrea si avvia verso le prime elezioni volute dal ministro Pertini. Il
commissario Francesco Campani indaga sulla scomparsa di una giovane ragazza.
L’attività investigativa porterà alla luce vecchi rancori, pregiudizi e privilegi di classe e di razza. Svelerà le tragiche conseguenze causate dalla barbara tradizione del matrimonio precoce. Andando su e giù per una lunga, polverosa e malridotta strada sterrata, il commissario risolverà il caso grazie all'aiuto del fidato ispettore Araya, degli altri suoi colleghi della questura di Macallé e di sua moglie Emma. Quanto alla Fiorentina, purtroppo, anche quest'anno riuscirà solo ad illudere Campani.

Per i non amanti dei racconti storici o, ancor peggio, politici (che il sottoscritto non ama particolarmente), questo romanzo potrebbe trarre in inganno lungo le prime pagine vista l’ambientazione geografica e la collocazione temporale nella quale si svolge la storia.
Si assaporano gli animi delle popolazioni colonizzate, se ne apprezzano (e detestano) pregi e difetti, nascono al di là della razza e degli atti bellici storicamente reali, profondi legami e sincere amicizie tra “invasori” e residenti. Ho sentito in bocca la polvere delle strade torride, i profumi del caffè tradizionale, sentito sulla pelle la violenza e la rabbia per la discriminazione tra esseri umani.

Ma la connotazione storico-politica degli anni 60 in Eritrea, affiora a tratti, in maniera delicata, mai invasiva, senza mai prendere le redini degli stati d’animo del lettore che, pur immergendosi con le emozioni in mezzo alla povertà, l’ignoranza, il razzismo e le vicissitudini di molte vite meno fortunate, si fa guidare in questa indagine a tratti molto cruda e violenta intorno alla quale emergono davvero le storie di tante anime spesso inascoltate, mute, vessate. Ma c’è spazio anche per l’ironia, la complicità, l’amore e la speranza. Luca Ongaro ne regala tanta alla fine, che è quello che tutti cerchiamo da sempre. La speranza. 

Buona lettura!


di Davide Borzì